L’ ORA DI TRIESTE parata. Fatalmente; perchè uno stato che non ha-più da sperar nulla è attratto per forza verso quell’ atto di disperazione collettiva che è la guerra. Per quanto le intenzioni precise della politica estera in Austria fossero anche più oscure che altrove, per un’ infinità di segni si sentiva che il Governo non avrebbe avuto scrupolo - alla prima occasione supposta buona - di farla scoppiare. L’egoismo dei vecchi che pretendono di non morire è senza limiti. La Venezia Giulia, come il Trentino, sapevano dunque di poter contare o prima o poi sopra un’esplosione di egoismo austriaco per affidarvi anche la vendetta della loro italianità offesa. L’Italia per liberare le sue provincie non avrebbe dovuto precipitare il destino: soltanto attendere l’inevitabile precipizio austriaco. L’ora di Trieste e di Trento, come l’ora del-l’Alsazia-Lorena, non potevano scoccare che sul quadrante di una guerra europea. Questo tutti prevedevano. Ma in Austria era sempre più preveduto che la guerra europea sarebbe stata di origine austriaca. Come effettivamente è stata. Così — questo è l’essenziale - l’ora di Trieste è scoccata. La guerra: smarrimento e ansia. Il 28 giugno 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando, erede del trono e da più anni effettivo responsabile della politica austro-ungarica rimaneva ucciso, insieme con la moglie Duchessa di Hohemberg, nel duplice attentato di Serajevo per opera di due giovanissimi irredentisti serbi, Gavrilo Princip e Nedeljko Cabrinovic. Gli Austro-slavi non ne presero affatto l’occasione ad insorgere; anzi a Serajevo e a Zagabria i Croati — i37 —