NELLA UNITÀ DELLA STORIA ITALIANA nell’intenzioni nuove dell’Austria avrebbe dovuto essere una specie di città anazionale ed internazionale, cominciò ad intuire le responsabilità dei nuovi tempi. Esuli napoleonici e carbonari romantici bisbigliarono anche al suo orecchio mercantile le parole ansiose del rinnovamento europeo, óiorno per giorno la sua coscienza nazionale si precisava e affinava: l’italianità del linguaggio si arricchiva di più liberi pensieri italiani : l’angustia ideale del passato si svolgeva in un sentimento largo dell’avvenire. Il distacco morale dall’Austria si delineava per reazione al legame politico imposto come definitivo. L’azione ideale che preparava in segreto l’avvento della nuova Italia propagava il suo fremito sino ai confini. Mazzini nella « Istruzione agli affratellati della Giovane Italia » -del 1831 - li aveva designati nella loro totalità: «L’Italia continentale e peninsulare fra il mare al sud, il cerchio superiore delle Alpi al nord, le bocche del Varo all’ovest, e Trieste all’est: le isole dichiarate italiane dalla favella degli abitanti nativi.... » Trieste era investita dal veggente del nuovo e grave compito di sentinella al confine. Lo ha tenuto con onore e con fede. Naturalmente ciò che si moveva nel centro della nuova Italia arrivava alla regione periferica in onde meno vive e più tarde. Tutta la storia italiana della Venezia Giulia durante il risorgimento italiano può parere una storia in ritardo in confronto di quella delle regioni centrali. Questione di posizione geografica. Se tutta l’Italia è stata voluta e fatta da una minoranza attiva in mezzo a un popolo passivo, non si può sognare che qui la minoranza fosse maggioranza. Fu Venezia, oramai riconosciuta sorella e non rivale, che comunicò a Trieste e all’Istria i messaggi della nuova patria. — 25 —