L’ ORA DI TRIESTE L’attesa di Trieste diventò ansia smaniosa verso la metà di agosto, quando la guerra europea minacciò — promise - di risalire l’Adriatico. L’angustia dei danni privati si sollevò nella speranza di un grande rivolgimento liberatore. L’Italia si moveva? Forse sarebbe stata costretta a muoversi poiché sull’Adriatico — a cui anche ufficialmente ammetteva di interessarsi - apparivano Francesi e Inglesi. Fossero magari gli Anglo-Fran-cesi, gli alleati necessari di chiunque avesse qualche conto da regolare con l’Austria! Trieste sa che la libertà non può venirle che dal mare : libertà politica e libertà economica : in questo la sua coscienza nazionale concorda con la sua coscienza mercantile. La dichiarazione di guerra dell’Inghilterra aveva spaventato le autorità austriache della Venezia Giulia più che tutte le altre dichiarazioni messe insieme. Il Governo capiva che mostrandosi, com’era, incapace a difendere il mare alla navigazione triestina e fiumana, perdeva anche la fedeltà degli elementi che vi subivano l’Austria per puro interesse momentaneo. La sua specialissima paura trapela anche dalla risposta ufficiale data il 13 agosto alla dichiarazione di guerra inglese : « Se l’Inghilterra si è risolta ad abbandonare tanto a cuor leggero l’amicizia tradizionale (?) che la univa alla Monarchia per sostenere la causa francese, il fatto è deplorevole.... » Per attenuare l’impressione del colpo a Trieste, le autorità locali, non potendo annullare la guerra inglese col tacere la notizia, arrivarono però a questo : a sopprimere il titolo che il Piccolo aveva dato, in prima pagina, alla dichiarazione di guerra, l’unico e il più onesto possibile, niente altro che : « La dichiarazione di guerra dell’Inghilterra all’Austria-Ungheria ». La censura non lasciò che due parole, sperdute in un vasto spazio bianco: .... Inghilterra .... Austria-Ungheria. — 143 —