LA PROVINCIA DI TRIESTE sarebbe esagerazione voler considerare oggi veramente italiano, Zara è un’ isola d’italianità pura, totale. La Dalmazia ha forma, storia, anima singolare che debbono essere giudicate a parte. Specchio della penisola appenninica, le immagini che ne riflette possono anche trarre in inganno. Ma Zara sta a sè. Nei suoi monumenti Zara è veneziana, e non soltanto veneziana: le sue colonne, le sue basiliche, i suoi palazzi, prima di uniformarsi allo stile della Dominante, si uniformano allo stile di tutta l’Italia. È italiana come Ravenna per la sua rotonda di San Donato, variazione barbarica di San Vitale; italiana come qualunque provincia dell’Italia settentrionale e centrale per il suo duomo romanico : italiana come Perugia, quando Rocca Paolina era in piedi, per le sue belle mura del Sam-micheli ; il suo più grande artista, Luciano da Laurana - cioè da La Vrana - si ricongiunge per la grazia impeccabile ai maestri di pietra di Toscana. Venezia vince e determina la topografia della città, si afferma nei palazzi privati, nelle tele donate agli altari, nelle inflessioni donate al dialetto. Ma Zara, letta nella sua storia e confrontata nei suoi monumenti, è più italiana di quanto sarebbe se non fosse stata che la prima colonia di San Marco in Dalmazia. Lo intuiva l’orgoglio campanilistico quando affermava : « Siamo Zaratini e non Dalmati. » Quando l’Adriatico riavrà un suo equilibrio normale, la sorte definitiva di Zara non può dipendere che dalla sua storia e dalla sua volontà: volontà italiana pugnace che ha dato ai suoi 15.000 cittadini la forza di resistere alla pressione di tutta la Slavia, alla violenza dell’Austria risoluta a cancellarla dalla vita come città italiana. Ha resistito in solitudine. Più tragicamente sola che la Venezia Giulia, senza speranza, senza conforti. — 96 -