NELLA UNITÀ DELLA STORIA ITALIANA Per giudicare secondo verità le questioni nazionali ed economiche della Venezia Giulia bisogna tener ben presente la natura del paese. La vita umana, come ogni vita animale, si informa sempre al suolo che la alimenta. Ma qui il suolo che alimenta è ben scarso ; fertili sono soltanto la breve pianura dell’ Isonzo inferiore, il basso Friuli orientale, e le colline istriane prossime al mare. È il mare che qui, in ogni tempo, ha fecondato la vita. L’interno del paese è una vertebra calcarea, una serie di altipiani petrosi e sterili. La Dalmazia - se non avesse i suoi porti meravigliosi - sarebbe un deserto di sassi. Ma anche la Venezia Giulia ha nel Carso triestino e nel Carso liburnico, che s’interpongono fra la costa e le Alpi, una zona magrissima ; brevi campi in mezzo a vaste petraie e a boscaglie dure. La vita, intensa e frequente lungo il litorale, si dirada e s’impoverisce appena è salita sull’orlo dell’altipiano che fa muraglia al mare. Ed è un’altra vita e sono altre genti; ma i sassi sono molti più che le genti. Interessante il Carso per il geologo che trova da studiarvi le più belle grotte di Europa, i fenomeni più attraenti della circolazione sotterranea, ma paese nullo per la vita civile: i contadini e boscaioli sloveni, serbo-croati, in qualche punto anche rumeni, che si annidano nei pochi villaggi solitari e tormentati dal vento, contano ben poco, ora come sempre, nel quadro etnico della regione. D’altra parte il quadro della regione marina sarebbe incompleto senza questa sua pittoresca e selvatica cornice montana. Il limite naturale della Venezia Giulia nell’interno arriva alle Alpi: sono gli spartiacque che partiscono logicamente e sicuramente i popoli. E bisogna cercare le sorgive dei brevi fiumi fluenti in questi seni addatici per trovare il vero confine che qui divide l’Italia dai territori danubiani. — ii —