TRIESTE Allo statuto cittadino, ottenuto dall’Austria nel 1860 come una restaurazione dell’ antica costituzione autonoma, gli eletti della città si devono attaccare come i naufraghi ad un rottame prezioso. Miracoli di equilibrio devono essere fatti per non dar pretesto al Governo di distruggerlo con un ultimo atto di violenza, e per adoperarlo in modo che l’italianità del paese ne sia protetta. Per Statuto, il Consiglio comunale di Trieste è nello stesso tempo Comune e Dieta, qualche cosa come consiglio provinciale. Ma è sottoposto all’autorità tutoria come un pregiudicato alla vigilanza speciale. Deve amministrare, sopperire anche alle deficienze del potere centrale che ha verso Trieste un programma negativo ed ostruzionista ; ma guai se ha l’aria di fare qualche cosa che possa sembrare al Governo un’opposizione alla sua volontà misteriosa. Al governo centrale non meno che alle autorità governative locali che, data la confusione di poteri caratteristica dello stato austriaco, si credono in diritto di spadroneggiare, ognuna per conto proprio a Trieste: la Luogo-tenenza, la Polizia, l’autorità militare. L’autorità militare, per esempio, ha sottratto - nel 1906 - al Comune le così dette « funzioni delegate », cioè il diritto di preparare le liste di leva, pur attribuite al Comune per patto statutario. Il Luogotenente presiede in persona le adunanze dietali ; sindaca i bilanci e impone magari spese nuove senza approvare le relative coperture di spesa. Troppo noto è l’ultimo arbitrio del Principe Hohenlohe che nel luglio del 1913 impose il licenziamento degli impiegati italiani dipendenti dal Comune e dalle aziende municipalizzate, senza permettere loro di chiedere la sudditanza austriaca. Eppure il Comune - il Civico magistrato come si chiama con bel nome antico - è il grande presidio della città italiana. Le elezioni comunali, che si svolgono fra le minacce non _ 50 -