GERMANIA, AUSTRIA, SLAVIA Ma in Germania stessa le aristocrazie ne torcono la faccia e civettano, peggio degli Italiani, con la civiltà di stile francese o inglese. L’Austria è per ragione storica la filiale di questo enorme bazar della Kultur germanica. E, come succede delle filiali, ne spaccia i prodotti scadenti a preferenza di quelli più fini. Non è certo il pensiero goethiano o quello kantiano il prodotto germanico di cui l’Austria si sia fatta propagatrice. Ma come ha propagato germanesimo quando era ufficialmente stato germanico così ne propaga anche ora che linguisticamente non è germanica che in parte. L’illusione di una nuova Austria un po’ ungherese e molto slava è stata più che altro un’ illusione fonetica. Si è badato alle lingue nuove che l’Austria ha incominciato a parlare insieme con l’antica lingua imperiale tedesca e si è concluso semplicisticamente per la prossima fine del germanesimo austriaco. Si dovrebbe dire soltanto che il suo è germanesimo meno puro. Un viennese è un tedesco che si sente tedesco in modo speciale : un tedesco sublimato al fuoco concentrico di nove razze. Di un suo personaggio tipicamente viennese, un romanziere sociologo, Rudolf Hans Bartsch, scrive : « Aveva qualche cosa delle per lo meno nove anime dell’Austriaco. L’una cantava con l’animazione fantastica del Jugoslavo, la seconda cesellava la vita con l’intima maestria del borghese bavarese, la terza sonava il violino con il fervore selvaggio dell’Unno, la quarta aveva la mano rapida e leggera dell’italiano, la quinta la grazia del Polacco, la sesta lo spirito danzante dello Czeco, la settima la nervosità del Celta, l’ottava la pigra riflessività del sangue turco e soltanto la nona era impeto gotico verso l’impero universale ». Otto varietà di anima — 108 —