GERMANIA, AUSTRIA, SLAVIA stato » e di continuare, per mezzo di questi Slavi neutralizzati all’interno, la sua colonizzazione all’esterno fra altri Slavi. I fringuelli in gabbia avrebbero richiamato i fringuelli del bosco. Il bosco balcanico a cui l’Austria era destinata dalla sua missione germanica, da Bismarck e da Andrassy. In Germania un’Austria a codesto modo, magari trialisti-camente slava, non poteva dispiacere. Era una colonizzazione germanica indiretta, per sottopopoli d’altra lingua, ma era sempre, nei suoi effetti totali, progresso di germanesimo nel mondo. Era il germanesimo sull’Adriatico, era la promessa del germanesimo a Salonicco. Ingegnoso baluardo uno slavismo austriaco, perciò germanizzato, contro il panslavismo. Panslavismo ipotetico e pangermanismo certo. Se fino a ieri il pangermanesimo pareva ai così detti politici realisti un’astrazione teoretica, il panslavismo aveva già corso, tra i medesimi politici, come fatto efficiente. E l’Austria dalla sua ipotetica funzione di resistenza al panslavismo traeva il diritto ad essere tollerata dalla coscienza europea. Era l’Austria provvidenziale, quella che ancora oggi, a guerra aperta, cerca di ingannare l’ultima ingenuità italiana con la tesi gesuitica del minor male. Un deputato italiano, Alberto Cavalletto, poteva - nel 1882 - perorare in Italia per la Triplice affermando che « tutti noi dovevamo contribuire a difendere Vienna, poiché a Vienna sono la sicurezza e la civiltà stessa dell’Europa che si difendono ». La difesa era appunto contro la discesa russa e panslava verso l’Adriatico.