LA PROVINCIA DI TRIESTE lezza e della suggestione di Venezia. Quegli stessi Austriaci che a Trieste hanno fatto delle riserve, negando l’Italia che c’ è per affermare una non-Italia che dovrebbe esserci, in Istria si abbandonano agli entusiasmi retòrici ma persistenti dell’anima austro-germanica in territorio italiano. L’espressione geografica di Metternich è rimasta per il mondo germanico una espressione sentimentale. Imbarcati sui vaporetti che dalla riva di Trieste navigano in gita domenicale a Capodistria o a Pi-rano, gli sposi austriaci in viaggio di nozze ripetono le scenette tenere e melense degli sposi connazionali che portano la loro melensaggine sulla Laguna. Si inteneriscono a quest’Italia fuor di confine che parla alle loro cupidigie nordiche con i cieli miti sugli oliveti chiari, con i soli blandi sulle pietre colorite dal tempo. Muggia, Capodistria, Isola, Pirano, Cittanova, Parenzo, Ro-vigno, quartieri staccati da Venezia e portati dal mare sopra una punta scogliosa o sopra un’isoletta piana che un ponte lega alla terraferma. Sono forma, vita, arte che il mare ha portate dall’altra riva, ma si sono così naturalmente incastonate su questa, perchè questa riva era preparata a riceverle. Le colline orizzontali scendono in mare con brevi scarpate grigie e rosse: sporgenze e insenature; un paesaggio marittimo lavorato con varietà e con delicatezza. La vegetazione orla la costiera, in molti punti scende a tuffarsi in mare : ci sono angoli raccolti come i laghi di Brianza: c’è l’inimitabile segno della multiforme Italia marina. Mancano soltanto i pini ad ombrella. Non vi allignerebbero? Una volta, passando per la riviera ben riparata dalla bora tra Punta grossa e Punta sottile, ne proposi a qualcuno la piantagione. Mi fu risposto che ci si era pensato, ma che l’autorità aveva proibito il pino marittimo perchè il — 70 —