L’ ORA DI TRIESTE supposizione dell’Austria: almeno un tentativo garibaldino - la tradizione garibaldina, a rovescio, si capisce, è vivissima in Austria - lo si aspettava. La squadra austriaca in linea di blocco teneva tutto il mare da Pola alle foci dell’ Isonzo : e sulla linea dell’ Isonzo trentamila soldati erano pronti a rispondere all’attacco. Pola aveva puntati tutti i suoi cannoni di mare e di terra. Il campo trincerato dell’ altipiano collegava il corpo di esercito chiuso in Pola con la prima difesa del-l’Isonzo. Attesero, con animo diverso ma con ansia uguale, l’Austria accampata e la Venezia Giulia che ancora la sopporta sul suo suolo. Il 20 settembre 1914 l’Italia non passò il confine. Il tributo del sangue: la carestia. Nell’attesa vana l’anima della città ha sofferto. Lo snervamento è un fatto fisiologico che vale anche per gli organismi collettivi. L’impazienza delusa finisce col diventare una specie di pazienza atona. A furia di sperare invano si arriva a sperar meno. Trieste spera sempre, ma qualche momento deve fare uno sforzo per credere a tutta la sua speranza. Effetto anche della solitudine morale in cui è prigioniera. È una solitudine in cui non può respirar che aria corrotta di menzogna. Un giorno qualcuno dovrà raccontare l’opaco dramma di quest’ ultimo avvelenamento austriaco : e saranno episodi dolenti e grotteschi. Il confine è vigilato duramente : ad ogni cantoniera venti soldati agli ordini di un gendarme : fanno la guardia che non entrino spie ; la peggiore delle spie per l’Austria è la verità. — 147 -