NELLA UNITÀ DELLA STORIA ITALIANA rinuncia alla promessa e al fatto di qualunque materiale vantaggio che potesse venirle dalla Confederazione germanica». C’è, fra il ’48 e ’66, in tutte le occasioni, presso tutte le autorità morali e politiche in cui è impersonato il diritto italiano, una serie di proteste e dichiarazioni triestine, istriane, goriziane che smentiscono la leggenda d’invenzione austriaca di una Venezia Giulia fedelissima all’ Impero. Perfino i villaggi slavi dell’ Istria nel ’48 votarono che la nazionalità del paese fosse P Italiana. E intanto, c’ è nel paese un’ azione interna vòlta a chiarire le coscienze oscure ; a sfatare l’altra leggenda che città di commercio come Trieste non debbano pensare che ai loro interessi apparenti e momentanei. La questione della Venezia Giulia è una questione nazionale oramai impostata come questione politica che attende la sua soluzione politica. Se la soluzione non può essere immediata, subito si trovi almeno una transazione fra le esigenze del Governo e i diritti del paese. Fermata a Villafranca la guerra del 1859, i Triestini mandano al Congresso europeo un memoriale in cui chiedono che Trieste sia dichiarata città libera e faccia parte della Confederazione italiana, « con amministrazione autonoma e con lingua negli uffici e nelle scuole italiana ». Richiesta non superflua. Oramai il Governo viennese, sentendo vacillare le basi del suo preteso diritto storico sulla regione, si propone di crearsene uno nuovo in un modo molto semplice: trasformandola in una regione tedesca. Impone scuole tedesche : pretende che da madri italiane nascano figli di altra lingua. Alla violenza governativa risponde la resistenza dei cittadini. Le scuole, tedesche di programma, praticamente debbono diventare italiane. La lotta è accettata con fermo cuore — 27 —