NELLA UNITÀ DELLA STORIA ITALIANA - collegio austriaco, mezzo militare e mezzo gesuitico - dovrebbe educarsi alla pedagogia austriaca. E prima di tutto abituarsi al collegio, alla ferma chiusura delle sue porte. Il confine del Iudri e dell’ Isonzo è vigilato in modo che il flusso naturale dell’ Italia sia interrotto anche nelle sue forme più innocenti. Quanto più italiana si sente la Venezia Giulia per effetto di una italianità generale rafforzata, tanto meno le è consentito il diritto di sentire con animo e volontà italiana. Riconosciutole dalla nuova costituzione austriaca il diritto formale all’uso della lingua italiana, in pratica tutta l’azione governativa è vòlta a distruggere fatto e diritto : si vuol recidere nel linguaggio il mezzo di comunicazione ideale che i confini politici non possono annullare. Impiegati governativi, interessi governativi - tutto ciò che ha un’ anima austriaca, qualunque sia la lingua in cui si esprima - sono messi in azione. Non bastano; e allora si mette in moto lo slavismo dell’ interno che dorme il sonno delle razze incolte, nella montagna sassosa. Nel luglio del 1868 una torma di ignari contadini sloveni si rovescia su Trieste: aiutati dagli Slavi di un battaglione della territoriale, tutti pagati dalle autorità, si rovesciano a terrorizzare la città: due cittadini rimangono uccisi, parecchi feriti. La cittadinanza, anche la parte più tranquilla, meno politica, comincia a vivere in ansia. L’ansia è anche speranza. Il fremito ideale che ha mosso i nervi al risorgimento italiano non è ancora cessato nel Regno. Il partito garibaldino è ancora irredentista di azione. Trieste ha festeggiato il 20 settembre e la caduta del Potere temporale pubblicamente. Si spera, da una parte e dall’ altra, che il fatale errore del’66 sia presto corretto. Nel 1878 l’agitazione politica si accende: una nuova guerra italiana contro — 29 —