TRIESTE inferiore che nazionalmente non è nulla, che non ha che degli istinti e delle cupidigie elementari, possono trovare le loro milizie - mercenarie - tutti i nemici della città italiana. Reclutando fra costoro i suoi compagni, il socialismo triestino ha potuto plasmarsi in una forma particolarmente angusta di materialismo pratico senza sfondo di idealità politica. Tra costoro la polizia trova sempre da reclutare i cinquanta disgraziati disposti a urlare una dimostrazione «patriottica», magari a gridare in italiano morte all* Italia. Tra costoro si recluta il libellista pronto a gettare fango e calunnia sugli uomini in cui la città riconosce i suoi alfieri senza macchia. Viltà e ignominia sono in tutto il mondo. Ma il sistema di governo austriaco sembra inventato per fare della viltà una virtù civica. Stato poliziesco, favorisce come un merito patriottico la delazione. Nella plebe più bassa succede talvolta che una vendetta privata si eserciti accusando il nemico di crimen lesae. In tutta l’Austria la bagascia più turpe che accusi una onesta donna di aver offeso, anche in effigie, qualunque membro della casa imperiale è ascoltata dal poliziotto e dal giudice. È strano come i giudici austriaci non arrossiscano a dover dare certe sentenze. Il crimen lesae è specialmente minaccioso contro i regnicoli. Per essi alla pena segue subito il bando, la disoccupazione, la fame. Se hanno la disgrazia di farsi nemico un compagno di lavoro, sono sicuri di sentirsi dire : — Vara, che te posso far bandir ! — Ed è vero. Ed è una delle ragioni per cui molti operai regnicoli vivono a Trieste spauriti e sospetti come in una città straniera, meno sicuri che a New York o alla Nuova Orléans. Per essi, se hanno la disgrazia di farsi notare dalla Polizia, non vale nemmeno la classica attenuante per cui la giu- _ 58 -