LA PROVINCIA DI TRIESTE quando la forza politica emanasse, come 'deve, dai centri urbani sul contado, anche l’interno dellTstria riprenderebbe integralmente la sua parlata oltre che la sua fisonomia italiana. Perchè per fortuna anche i centri dell’ interno si sono mantenuti italiani grazie alla dura resistenza delle nostre genti. Non solo, ma per l’attrazione naturale della civiltà superiore, l’italianità ha progredito in qualche punto anche oltre il territorio che fu veneziano. Pisino, antica sede del Conte, accovacciata sull’orlo della Foiba accanto al rozzo maniero dei Montecuc-coli, è oggi una cittadina energicamente italiana fra le campagne slave che la stringono. Anche nell’interno dell’Istria, come nel Friuli, la questione nazionale si intreccia con una questione agricola. È un paese che ha bisogno di esser fecondato di lavoro nuovo con uomini nuovi. Gli Slavi, spinti al mare da un impulso politico, non mettono in valore come potrebbero il territorio posseduto. La campagna istriana interna risente il danno di essere in mano di popoli ancora in movimento. 11 suo assetto economico soffre della incertezza del suo assetto nazionale. Assicurato questo, se ne assicura anche la ricchezza agricola non indifferente. Nel suolo sassoso prosperano magnifici vigneti da cui qualche enologo intraprendente spreme vini sceltissimi di tipo francese: lungo le riviere l’ulivo dà un prodotto delicato che potrebbe essere accresciuto. Ma nell’interno, sul tavoliere collinoso che digrada dal Carso, si addensa la macchia e il bosco ceduo. Intorno a Montona frondeggia ancora la selva che Venezia possedette e protesse gelosamente per il rovere delle sue galee. È in Istria la compagna del Montello, pur troppo deserto in tempi d’ignoranza civile. Uno scrittore triestino la descrive : 6 — 81 —