NELLA UNITÀ DELLA STORIA ITALIANA quanto la vecchia. È il miracolo di una massa minore che imprime il suo carattere alla massa maggiore. Il secondo natale di Trieste, favorito da un provvedimento austriaco in tempi di decadenza veneziana, prepara all’ avvenire una seconda città italiana. Il suolo della Venezia Giulia non può produrre che vite italiane. Italianità d’istinto prima che di coscienza. L’Italia come nazione non esiste che nelle invocazioni dei poeti : l’Italia nella sua espressione politica di Venezia non coincide sempre con i nuovi interessi che si accentrano a Trieste; eppure Trieste non riesce ad essere che italiana, quando, tra la fine del ’700 e il principio dell’ 800, comincia ad essere il centro morale di tutta la regione. L’Austria ha finalmente un grande porto ma lo ha in una città italiana : quando la questione delle nazionalità darà carattere alla nuova storia europea, l’Austria si dovrà accorgere di possedere il suo porto in paese straniero. E il 1797, la fine di Venezia. L’Austria, per il mercato di Campoformio, perde la Lombardia ma diventa una potenza adriatica. Napoleone ha realizzato per un momento un sogno austro-germanico che non avrebbe dovuto realizzarsi mai. Presto corregge l’errore: nel 1808 ritoglie all’Austria con Venezia Trieste, l’Istria, la Dalmazia, le incorpora nel Regno Italico. Tre anni dopo le distacca un’altra volta per annettervi altre provincie austriache, Carniola, Carintia e Croazia, e creare nelle « Provincie illiriche » un organismo di espansione latina sempre più ad oriente. Il 1814 distrugge con l’impero napoleonico la grandiosa affermazione di latinità su tutto l’Adriatico. Breve ma non inutile: i luogotenenti dell’imperatore avevano amministrato l’Illiria fondandosi sulla sua italianità. Romanamente la avevano unita in una rete di strade, la — 23 -