LA VENEZIA GIULIA
l’Austria sembra probabile. Nel ’79 alcuni Triestini innalzano il tricolore sul colle di Montuzza. Le dimostrazioni si succedono come alla vigilia dell’ azione. Il 18 agosto 1880, gli ufficiali austriaci, raccolti a banchetto per festeggiare il loro imperatore, hanno la sorpresa non leggiadra di trovare ciascuno sotto la. sua salvietta una incisione raffigurante un garibaldino che impicca l’Austria. Anni di inquietudini che rinnovano oltre il confine uno stato d’anima quarantottesco in ritardo: arresti, prigione, esili diventano sistematici. Gli irredenti che oggi occupano le più alte posizioni nel Regno sono esuli di quegli anni.
    Nel 1882 l’Austria si vendica. Garibaldi, prima di morire, aveva ancora giurato ai suoi irredenti l’ultima guerra all’Au-stria. <c Se non potrò camminare, verrò in vettura, mi farò legare sul cavallo ». Garibaldi moriva. La Venezia Giulia piangeva in silenzio. Il governo impone a Trieste di commemorare il quinto centenario della sua « dedizione » all’Austria. Il 2 di agosto nel corteo ufficiale che pretende festeggiare la sventura della città scoppia una bomba: non si seppe mai chi la avesse gettata. Ma la città è ridotta a vivere nel terrore. Allora un giovinetto biondo come Mameli, rifiutando di riconoscere la realtà, sognando che uh sangue puro possa muovere una nazione, medita il suo atto disperato. Qualunque giudizio la viltà rassegnata voglia fare del delitto politico, sta il fatto che Guglielmo Oberdan non uccise. « Egli andò non per uccidere, ma per essere ucciso» scrisse allora Giosue Carducci. Documento della sua volontà di martirio è il suo testamento :
    < Vado a compiere un atto solenne e importante. Solenne perchè mi dispongo al sacrificio : importante perchè darà i suoi frutti.... Oh! potesse questo mio atto indurre l’Italia a
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