L’ ORA DI TRIESTE nezia Giulia peggio che altrove. I reggimenti in cui prevalgono i soldati italiani - il 970 fanteria primo di tutti - non hanno mai goduto fama di ardore patriottico nell’ esercito austriaco. Dunque sarebbero stati dei primi mandati al fuoco. Qualcuno, pensando alle mobilitazioni rimaste senza effetto nel 1908 e nel 191 2, sperava ancora di cavarsela con qualche mese di accampamento. Perciò i primi giorni non ci furono tutte quelle diserzioni preventive che non erano mancate le altre volte. Il 27 luglio la guerra alla Serbia era dichiarata ufficialmente. E attraverso le notizie mozzate dalla censura, e più attraverso le induzioni spontanee, d’ora in ora si concretava la minaccia di una guerra immensamente più terribile. L’angoscia a Trieste soffocava anche lo sdegno. La città era come un ostaggio bendato nelle mani di un pazzo omicida. E l’omicida pretendeva che sorridesse di patriottismo austro-ungarico. A Fiume sulle cantonate si leggevano in un « appello » del governo ungherese « alle nazionalità » esortazioni patriottiche di questo genere : « Lo Stato attende da ciascuno l’appoggio, anche da cittadini che non sono di lingua ungherese. Lo Stato possederà in tutte le circostanze tanta forza per annientare coloro che, prestando ascolto alle parole dei sobillatori criminosi, contravverrebbero (sic) ai doveri di fedeltà di cittadini verso lo Stato. Esso soffocherà in germe tutte le perturbazioni dell’ordine.... » Ma il mònito questa volta era più per gli Slavi che per gli Italiani. Verso i quali le autorità anzi presero un’attitudine di occasione benevola e incoraggiante. Sicuro : la guerra ai Serbi era guerra di amicizia italo-austriaca. Si fece correr la voce che tutta l’azione politica dell’Austria-Ungheria si svolgeva d’accordo con il governo italiano ; che presto anche — 139 -