L’ ORA DI- TRIESTE la mobilitazione generale non che la chiamata della i. e r. e r. ungarica leva in massa » (31 luglio), il che significava, soltanto per Trieste, l’arrolamento di altri ventimila uomini dai ventiquattro ai quarantadue anni. Corse la voce che, per reazione al triplicismo italofilo dei giorni avanti, della gente assoldata dalla Polizia avrebbe fatta una dimostrazione ostile al consolato dell’Italia divenuta neutrale, idest traditrice. Una schiera di giovani mazziniani accorse al Consolato italiano per difenderlo. Vedendo apparire degli ufficiali gridarono « Viva l’Italia! ». Gli ufficiali austriaci applaudirono.... L’equivoco durava, per ordine superiore, in tutta l’Austria. Ancora 1’ 8 di agosto in certe dimostrazioni patriottiche di Graz l’Italia pregodeva l’onore turco di essere accomunata all’Austria e alla Germania. Ma nella Venezia Giulia la realtà della inverosimile posizione in cui si trovava l’Italia, alleata negativa che poteva - doveva - da un momento all’altro diventare nemica positiva, si illuminava. Chi riusciva ad avere qualche giornale del Regno - naturalmente fin dal primo giorno di guerra l’importazione ne era stata proibita - leggeva nel-1’ ansia della nazione dubitosa il risveglio di tutte le speranze represse. E queste rinascevano più ansiose oltre confine in mezzo allo smarrimento delle città invase dal soldati, spogliate dalle requisizioni, paralizzate e convulse. La mobilitazione si compieva nel suo frastuono d’ingranaggio crudele e indifferente. Il patriottismo austriaco, di così difficile eccitazione in quasi tutta l’Austria, era già ridotto a fare appello all’amor patrio dei suoi ottimi sudditi delle galere: con ordinanza del 7 agosto l’Imperatore incorporava nell’ esercito tutti i condannati che non avessero da scontare più di sei mesi di prigione proponendosi « di condonare le condanne o — 141 —