TRIESTE dustrie. Ben vengano; troveranno liberi i posti tolti ai Triestini e agli Italiani del Regno che la polizia bandisce sistematica-mente, a centinaia e a centinaia. Fra i nuovi venuti alcuni si arricchiscono nella città creatrice di ricchezza, alcuni salgono di grado sociale : si forma una borghesia slava che non si vuol considerare ospite della città italiana, ma comincia ad accampare diritti cittadini in nome della comune sudditanza austriaca. Nell’italianità pura della cittadinanza si è infiltrata una minoranza slovena. La minoranza, imbaldanzita dalla facile fortuna e dal palese favore governativo, parla di sostituirsi un po’ per volta alla maggioranza come un partito ad un altro. Ed un partito di governo trova sempre adepti fra chi non ha il coraggio di essere di nessun partito. Così le statistiche ufficiali nel primo censimento del nuovo secolo hanno la soddisfazione di poter contare in Trieste e nel suo territorio ben 24.000 Sloveni. Il sedici per cento della popolazione totale, in cui quasi l’ottanta per cento rimane di Italiani sudditi austriaci. Se si computano anche gli Italiani regnicoli - che per il carattere etnico della città contano quanto gli altri - lo slavismo costituisce ancora appena un decimo della popolazione. Ma un decennio più tardi gli Sloveni hanno progredito: e la statistica ufficiale, sui duecentomila abitanti che popolano Trieste e il territorio comunale, arriva a segnare un numero di Sloveni raddoppiato, più di cinquantamila. La città veramente non conta più di 19.694 Sloveni e 1978 Croati, ma il progresso c’è. La disgregazione nazionale sta preparandosi. La minaccia esiste. Effettivamente la realtà è migliore delle statistiche che vorrebbero registrarla. Perchè il censimento del 1910, ammaestrato a registrare una certa realtà di cui ha bisogno il - 47 —