L’ ORA DI TRIESTE il resto della pena a queste persone se compiranno fedelmente il loro dovere militare ». Non ostante la vigilanza ai confini chiusi e nel porto le diserzioni incominciavano anche tra coloro che già avevano indossata la divisa. E il Luogotenente imperiale faceva affiggere la notificazione del giudizio statario — fucilazione - « nei casi di crimine di seduzione o invito prestato alla violazione dei giurati doveri del servizio militare ». Si sapeva che nella giustificata diffidenza dell’autorità verso tutti i sudditi, le linee ferroviarie ed i ponti erano rigorosamente sorvegliati. E, per ammonimento generale, i giornali erano autorizzati a pubblicare le notizie dei sistemi energici già applicati in Bosnia contro i male intenzionati. Ecco una notizia da Serajevo, 14 agosto: « Presso Rudanka furono tirate alcune fucilate contro un treno militare. Perciò l’ostaggio messo dall’autorità sul treno - To-dor Rijc da Kivakar - fu tosto giustiziato in base al diritto statario. L’ostaggio Giorgio Petrovic, ex-sacerdote serbo del distretto di Gracanica, tentò venerdì notte fuggire. Poiché non si fermò all 'alt intimatogli, fu fucilato dalla pattuglia ». Altra notizia da Bjelina. « Un contadino arrestò un pericoloso spione serbo di nome Pietro Simic che testé era ritornato dalla Serbia in patria. Il Simic fu pubblicamente appiccato sulla piazza grande di Bjelina ». In Dalmazia solo a Spalato si imprigionavano, come ostaggi, circa duecentocinquanta cittadini. L’Austria cominciava all’interno la sua guerra esterna. Ma un gruppo di soldati triestini già avviati alle frontiere telegrafava a Trieste: «Viva Trieste nostra ». E il telegramma era pubblicato col permesso della censura che fortunatamente non capiva la differenza simbolica che passa tra « nostra Trieste » e « Trieste nostra ». — 142 —