TRIESTE infiltrazioni: non sopportano snobismi che in una regione di confine sarebbero pericolosi. I pochissimi stranierismi che in passato poterono infiltrarsi nel dialetto triestino dalle parlate straniere vicine sono stati espulsi naturalmente. Questo dialetto è il primo strumento di attrazione che italianizza a Trieste anche gli immigrati più restii. Parlandolo, per forza prima che per amore, fa omaggio all’italianità cittadina anche chi viene a combatterla. Lo parla il gendarme carniolino o stiriano che deve pur farsi capire quando regola il movimento della strada, anche quando arresta chi ha commesso l’empietà di gridare « Viva l’Italia! » o di canticchiare l’inno di Garibaldi. Redarguisce severo il poliziotto: — No la ga pezo sporchezzi da cantar? — Pezo sporchezzi? — risponde l’accusato — Sissignor.... E attacca le note dell’inno imperiale che ufficialmente dovrebbe chiamarsi l’inno popolare, il Volkshymme, e viceversa a Trieste è conosciuto come la Serbidiola. Serbi Dio l’austriaco regno ma il popolo trasforma: Sperda Dio l’austriaco regno.... Il ribelle passa difilato all’ ispettorato di polizia e di lì in prigione. Ma come il poliziotto lo ha arrestato in italiano, così l’ispettore lo ha interrogato in italiano e il giudice non lo assolve in italiano. L’italiano della sentenza è forse peggiore del triestino del gendarme. È l’italiano della burocrazia austriaca, un curioso gergo in cui l’italiano aulico di un secolo fa mostra la corda di una sintassi tedesca mal tradotta. Fra i tanti nemici da cui deve difendersi l’italianità sincera di Trieste e della Venezia — 43 —