LA VENEZIA GIULIA Il 1848 trovò concordi le volontà italiane delle due città e delle due sponde. Nel nome non dimenticato di San Marco tutto l’Adriatico orientale festeggiò la risurrezione della patria. - San Marco e San Giusto ! - fu gridato a Trieste ; il grido fu ripetuto dalle navi che s’incontravano in alto mare con bandiera austriaca. Anche nella Venezia Giulia parve per un momento che il destino austriaco sull’Adriatico fosse compiuto. L’Austria riprese la spada vacillante. Ma Venezia assediata contò fra i suoi difensori anche i volontari della legione dalmato-istriana, e Roma vide nelle sue schiere garibaldine i triestini Filippo Zamboni, Sansone Levi, Giovanni Bruffel ; Giacomo Venezian, eroico a Villa Corsini e al Vascello, morì di ferite toccate a Villa Spada. Svaniva l’illusione austriaca di un’Istria e di una Trieste italiane d’un’italianità apolitica sui generis: supposti paesi italiani di accento, governativi di cuore. Invano la dichiarazione imperiale del 1818 aveva staccato la Venezia Giulia dal resto dell’ Italia austriaca e la aveva aggregata alla Confederazione germanica. Il paese non volle riconoscere la fantasia governativa. Si rifiutò di mandare i suoi rappresentanti alla dieta radunata a Francoforte, nel 1848. Quando dovette mandarli, il deputato di Trieste, al cospetto dell’assemblea tedesca, fece una dichiarazione preliminare : < Io sono un deputato dell’estremo confine meridionale: un deputato d’Italia». E contemporaneamente i deputati dell’ Istria, Facchinetti, Mado-nizza, Defranceschi, protestavano senza sottintesi : « L’Istria è essenzialmente italiana per lingua, per costumanze, per memorie, per religione, per simpatie, per monumenti e per posizione geografica.... L’Istria desidera che si sappia che ella, piuttosto di porre in pericolo la propria nazionalità italiana, — 26 —