LA PROVINCIA DI TRIESTE e sapere l’ungherese. Ma in pratica non può fare a meno di masticare anche un po’di croato. E sopra l’ungherese, il croato e anche il suo italiano, deve ricordarsi che c’ è in tutta la monarchia la lingua privilegiata, « mondiale » dicono, dell’impero: il tedesco. E a tutte queste lingue corrispondono altrettanti tipi di civiltà e tutte si offrono come modelli di esistenza al-l’esistenza confusa e tormentata del Fiumano. In realtà è un miscuglio di rottami di civiltà: è la somma di cento cose incompiute che non fanno sintesi. A scuola il Fiumano comincia con imparare che il centro del mondo è l’Ungheria e che la storia universale è un capitolo aggiunto alla storia ungherese. Ma nemmeno il maestro e il libro di testo ungheresi gli riescono a nascondere che oltre l’Ungheria c’è l’Austria e che l’imperatore d’Austria, essendo anche re d’Ungheria, dev’essere considerato come l’amato padrone. Esiste - pare - anche l’Italia, perchè quella lingua che il ragazzo fiumano parla, e la parla perchè la ha appresa da sua madre col latte, è un dialetto italiano. Ma ad un ragazzo si può anche dare ad intendere che tutta o quasi tutta l’italianità di questo mondo si riduca a quel frammento che può essere il dialetto veneto di Fiume. Tutta l’educazione civile che lo stato ungherese impone ai suoi sudditi fiumani è volta a far loro ignorare che esiste un’Italia e una civiltà e un diritto italiano: Trieste stessa è un cattivo esempio austriaco da cui l’Italiano ungherese deve torcere gli occhi. Anche quando a Fiume lo Stato ha concesse scuole comunali con lingua d’insegnamento italiana, i programmi sono stati imposti in modo da far apparire civiltà, pensiero, vita come una traduzione italiana di creazioni ungheresi o tedesche. E ad insegnar l’italiano si sono mandati maestri ungheresi sul tipo di quello che, _ 88 —