GERMANIA, AUSTRIA, SLAVIA — Il pericolo russo è di domani, il pericolo germanico è d’oggi. — Quest’uomo era il marchese Emilio Visconti-Venosta. L’equilibrio adriatico assicurato all’Italia da Trieste. E l’equilibrio adriatico italiano di domani non può essere se prima anche su questo mare non sia vinta l’egemonia austrogermanica di ieri. Era egemonia anche militare austriaca, non ostante la maggior forza della flotta italiana su quella austriaca, per la evidentissima superiorità che le basi navali austriache - ben collocate e naturalmente fortissime - di Pola e di Cattaro avevano sulle basi di Venezia e di Taranto; era la superiorità strategica, e tattica, di tutta la costa orientale dell’Adriatico - rifugi di golfi profondi, antemurali di arcipelaghi - su tutta la costa occidentale. La flotta austriaca, assolutamente minore di quella italiana, relativamente all’estensione della costa da difendere e ai suoi possibili obiettivi di offesa, equivale alla nostra. Innegabile poi che i porti militari austriaci fossero avviati a diventare porti militari austro-germanici: la Goeben e la Breslau, molto famigerate, da due anni stazionavano nell’Adriatico, ora a Pola ora nei cantieri di Trieste, simulando continui pretesti che giustificassero la loro sospetta presenza. Ma l’egemonia economica dell’Austria sull’Adriatico è stata la più dannosa all’Italia. Dal suo polmone destro l’Italia non aveva aria marina da respirare: l’ossigeno adriatico per tre quarti era assorbito dall’Austria. La funzione esercitata dai — 120 —