LA PROVINCIA DI TRIESTE la sua pacifica fisonomía di provincia italiana del buon tempo antico, che qualche architettura di modernità viennese non riesce ad alterare — è delle più minacciate dall’ invasione transalpina. È il suo antico pericoloso destino di città pedemontana. Dal valico del Predii, per lo stretto corridoio dell’alta Val d’Isonzo, è la prima città che gli stranieri incontrano in piano, accarezzata da tepori mediterranei. Esagerando alquanto, gli Austriaci dell’interno la hanno battezzata anche la Nizza austriaca. Il titolo glie lo deve aver imposto qualcuno che a Nizza non era mai stato. Ma a svernare cominciarono a calarci dopo il mille i feudatari tedeschi che furono più tardi i Conti di Gorizia. I quali però non valsero affatto a intedescarla: dal lato aperto della pianura -la città è rimasta congiunta per un fascio di fibre vitali a tutto il Friuli, alla « patria del Friuli », come ebbe nome nei secoli veneziani. E i conti tedeschi si italianizzarono, e una nuova aristocrazia feudale di sangue italiano si insediò nella città e nei dintorni: i Colloredo, i Rabatta, i Lantieri, gli Stras-soldo, i Savorgnan, i Coronini. Nel secolo xvm a Gorizia ben trecento famiglie erano patrizie. Tra i palazzi di un tardo ri-nascimento quasi campagnolo, nelle strade fiancheggiate dai tipici porticati veneti, si respira ancora un alito di vecchio patriziato provinciale. Oggi dei pochi patrizi superstiti alcuni sono andati a finire in quel curioso mondo militare e burocratico austriaco che pensiona tanti avanzi di nobiltà decadute e inutilizzate, e la città viva è tutta borghese. E come borghesia italiana Gorizia si è difesa dalle nuove invasioni transalpine, slovene questa volta oltre che tedesche. Ma la strada che battono i nuovi invasori è la solita strada dell’alto Isonzo, per cui ora li porta comodi la nuova ferrovia dei Tauri, delle Caravanche e delle Giulie. - 67 —