NELLA UNITÀ DELLA STORIA ITALIANA rarsi il dominio effettivo anche su questa parte dell’Adriatico, non credettero indispensabile il possesso dei due porti a cui F avvenire serbava un’ importanza imprevedibile. Importanza che non prevedevano nemmeno i duchi austriaci, divenuti protettori lontani dei due minuscoli borghi marini. La tenacia veneziana fu invece tutta volta ad annettersi sicuramente le città costiere dell’Istria. Per queste, che avevano avuto prestissimo rapporti di sudditanza con la Dominante, furono lunghe contese con i Patriarchi di Aquileia e con i Conti goriziani. Il declinare del Patriarcato, a metà del secolo xiv, pose Venezia contro il duca d’Austria che si pretendeva erede dei diritti temporali della Sedia aquileiese. L’anno 1420, che segna la fine del potere temporale dei Patriarchi, trova la Venezia Giulia effettivamente già divisa in una parte veneziana, che comprende quasi tutta la costa istriana da Muggia nel golfo di Trieste alla punta del Pax tecum sul golfo di Fiume, e in una parte autonoma di paesi interni su cui accampa diritti più o meno effettivi un duca d’Austria. A Trieste i capitani imperiali si avvicendano accanto ai rettori cittadini che mantengono al Comune vita e carattere italiano anche quando il partito autonomo imperiale ha il sopravvento sul partito veneziano. Nelle castellarne dell’Isonzo e del Carso i feudatari provvedono, ciascuno per conto proprio, ai loro angusti interessi briganteschi. L’Istria montana, raccolta intorno alla contea di Pisino, è dal suo alto Signore austriaco venduta e rivenduta nei secoli al maggiore offerente. Ma la civiltà che penetra, dove riesce a penetrare, tutta la regione è soltanto quella veneziana oramai pacifica sulla costa. La frantumazione politica della Venezia Giulia non ne mette ancora in pericolo il carattere nazionale. - 19 —