L’EQUILIBRIO ITALIANO DELL’ADRIATICO Il panslavismo? Troppa fretta a raccogliere in un unico movimento politico i vari movimenti dei diversi gruppi slavi fuori dei confini russi. C’è stato sì negli ultimi cinquanta anni, tra il Danubio, i Balcani e l’Adriatico orientale, un risveglio generale dei popoli di sangue slavo, una serie di sforzi da parte di codesti popoli per riaffermare una loro antica individualità - Boemi, Serbi - o di affermarla per la prima volta - Slavoni e Sloveni L’affermazione e la riaffermazione sono anche state contemporanee : il risveglio degli Slavi balcanici indipendenti agisce su quelli sudditi dell’Austria. Ma l’unità di tutti codesti moti in un solo movimento panslavista è se non altro una anticipazione. Fino a ieri 1’ unità del fenomeno è stata più nella sintesi dei suoi osservatori che nella coscienza dei suoi attori. In Austria si è avuto una serie di movimenti paralleli con interessi e finalità particolari spesso discordi. Nemmeno lo SlaviSmo meridionale - quello che è apparso dopo il 1866 come il terzo fattore nella questione italo-austriaca dell’Adriatico - ha avuto per molto tempo sentore della sua unità ideale. Erano tre gruppi di Slavi distinti di lingua, di religione, di temperamento etnico : gli Sloveni della montagna carniolina, poveri di tutto fuor che di reverenza al trono asburghese e all’ altare cattolico ; i Croati, gli antichi giannizzeri dell’ Impero, più intelligenti, e illuminati da un riflesso di civiltà italiana appresa nel contatto con gli Illirici della Dalmazia, anch’essi politicamente tutti austriaci e cattolici. Più a mezzogiorno era la sede di uno sla-vismo meridionale genuino: la Serbia indipendente e i Serbi irredenti della Dalmazia meridionale, al sud di Ragusa, a cui si erano aggiunti, nel 1878, i Serbi misti ai Mussulmani della Bosnia ed Erzegovina. — 113 —