L’ EQUILIBRIO ITALIANO DELL’ ADRIATICO zione a sè. Sviluppo logico e inevitabile ; nuova affermazione del principio nazionale che nessuna forza d’artificio può torcere dal suo destino. Ma la fusione delle tre nazionalità, certa nell’avvenire, precorsa dai rispettivi partiti intellettuali, effettivamente non è compiuta. Gli Sloveni dell’Austria rispetto ai serbi di Serbia non sono nemmeno nella posizione in cui, prima del ’60, si trovavano i Napoletani o i Siciliani rispetto ai Piemontesi. E non possono arrivarci di colpo, perchè oggi la differenza etnica e linguistica che è tra uno Sloveno e un Serbo è per lo meno quella che è tra un Piemontese e un Provenzale. Ammessa - o magari non ammessa - domani l’esistenza di un unico popolo jugoslavo, la Venezia Giulia italiana non ha combattuto contro questo unico popolo che non esisteva ancora, ma contro alcune nazionalità slave che esistevano in Austria e colonizzavano l’Adriatico in nome dell’Austria. La lotta era impari appunto perchè era lotta in Austria: e gli italiani della Venezia Giulia erano il frammento di una nazione invisa allo stato come una forza centrifuga, mentre gli Sloveni e i Croati erano nazionalità in cui lo Stato vedeva delle utili forze centripete. Nessuno vorrà dire che l’Austria aiutasse gli Sloveni a conquistar Trieste per offrire un giorno un porto di più alla Serbia. Lo scopo era semplicemente negativo : non dover dare mai più quel porto all’ Italia. La Venezia Giulia, resistendo agli Slavi austriaci, ha invece voluto mantenere se stessa al diritto italiano tanto contro l’Austria presente quanto contro la Serbia futura. Se non avesse avuto la tenacia di resistenza che ha avuta, il giorno della liquidazione l’Italia si sarebbe accorta che proprio l’Austria aveva passato in antecedenza agli Slavi tutti i suoi diritti — 117 —