LA PROVINCIA DI TRIESTE Fin che allo sbocco del tunnel che dalla Val della Sava penetra in Val d’Isonzo non ci sarà una frontiera politica, Gorizia e tutto il Friuli saranno minacciate di tutte le deformazioni nazionali. L’ansia del domani attrista la cara cittadina dall’aspetto così sereno e prosperoso. La solitudine morale le dà ore di scoraggiamento. Nella sua forza pacata c’ è della melanconia. In questi paesi che si sentono in margine a tutte le vite, richiamati e nel medesimo tempo esclusi da tutti i centri, rinasce la insolubile tristezza di Amleto. A Gorizia i giovani italiani devono ripensare al tetro romanticismo che pochi anni fa portò al suicidio Carlo Michelstaedter. Era un romantico come Jacopo Ortis e Byron il giovanetto filosofo e poeta che, finita 1’Università, ritornò nella sua Gorizia e freddamente giudicò di dover morire. Aveva cantato il Canto delle Crisalidi. Vita morte, \ la vita nella morte. Morte vita, la morte nella vita. Noi col filo col filo della vita nostra sorte filammo a questa vita. Il suo amaro destino di innamorato del nulla, come quello di Giacomo Leopardi, ha la sua radice sociale nelle condizioni del luogo nativo: lo squallore delle piccole vite locali escluse da tutti i centri irrigidisce gli spiriti nati per la vastità del pensiero. La sproporzione tra le loro possibilità larghissime e 1’ angustia del loro destino in un modo o in un altro li uccide. Crisalidi del genio che climi migliori spiegherebbero in farfalle. — 68 —