TRIESTE stizia austriaca è longanime verso le colpe più laide : l’ubriachezza. L’ubriachezza, a Trieste, nella popolazione più bassa infierisce. Vizio d’importazione che Sloveni e Tedeschi coltivano con amore convinto. E la autorità sembra tollerarla con benevolenza: l’alcoolismo non guasta, pare, il buon suddito austriaco. Così avviene che nelle notti di paga si vedano traballanti compagnie di briachi passare urlando sotto il naso delle guardie che sorridono benigne, forse invidiose. Ricordo, una sera di festa, uno spettacolo penoso. Una giovinetta di quindici o sedici anni, purissima ancora di forme, a braccetto di due soldati di marina ubriachi e lei ubriaca più di loro. Fumava la sigaretta con la testolina rigettata all’ indietro e cantava. E la voce urlante e gli occhi allucinati esprimevano la disperazione non il piacere dell’ orgia. I marinai se la sballottavano con risa amare ; non cantavano essi, fissando la preda. Questo succedeva nella sala d’aspetto d’ una stazione e i gendarmi di guardia non battevano ciglio. Il gruppetto inquietante uscì : c’ erano degli ufficiali di marina ; guardarono e ghignarono anch’essi. E altri marinai si unirono alla compagnia, e tutti si allontanarono lungo il molo. Il canto della ragazza era diventato uno spasimo. In quella ragazza preda ubriaca di marinai ubriachi, in cui lo spasimo sostituiva la gioia, mi parve di veder l’immagine della città, se il destino non la salvi a tempo. □ □ □ □ □ □ □ □ □ □