LA PROVINCIA DI TRIESTE Effettivamente, accanto al partito autonomista che, per molto tempo ha cercato di salvare l’italianità di Fiume quasi nascondendola, è sorta una schiera di giovani più audaci che hanno detto apertamente la loro volontà. C’è una giovane Fiume che ha dato animo italiano alla Fiume soltanto fiumana. La nuova generazione ha detto arditamente la verità necessaria : l’equilibrio finale a cui devono tendere gli equilibri provvisori. Ha svelato anche a Fiume il contenuto politico della questione nazionale. Ha parificato Fiume a Trieste nella lotta contro il governo centrale. Ha acuito il sospetto di Budapest contro Fiume, ha reso più difficile il presente, ma ha salvato l’avvenire. * La lotta fra il Governo ungherese e il Comune fiumano è di questi ultimi anni. Quando il Governo non ha potuto più avere uomini di sua fiducia nell’amministrazione cittadina, non si è peritato a violare lo statuto giurato impedendo alla città di amministrarsi. Negato il riconoscimento governativo al Podestà eletto dal popolo, attribuite al governatore ungherese funzioni che spettano al Comune, finalmente imposta a Fiume una speciale polizia ungherese con lo specioso nome di « Polizia di confine »: l’autorità giudiziaria sottoposta al Governatore -l’ultimo un Wickenburg, creatura del fu Arciduca Francesco Ferdinando - e alla Polizia. Sequestri, processi politici. Oramai l’Ungheria, che torna a identificarsi all’Austria nella persona tutta imperiale del Conte Tisza, non nasconde più la sua intenzione verso Fiume : vuol lacerare il patto del 1776 e del 1867, soffocarne l’ultimo avanzo di autonomia anche solo amministrativa. Non ha bisogno che di un pretesto. E perchè il pretesto non veniva, ha incaricato la Polizia di inventarlo. Perciò il 3 marzo 1914, nel giardino del Governatore è scoppiata una bomba. L’autore dell’attentato, un agente — 90 —