PRIMAVERA 1915 ai fanciulli : « Accanto alla fiammata che nella notte oscura manda al cielo il suo rosso bagliore dalle officine dove ferve la intensa fatica dei padri vostri, arderà la fiammella non meno luminosa che qui si accende nei vostri piccoli cuori, la fiammella della riconoscenza verso chi con devozione infinita attese e attende.... al vostro migliore avvenire. » Trieste attende la sua primavera nella primavera che, tra il dolore del mondo, porta all’Italia il messaggio del buon destino. Purché l’Italia non rifiuti la sua parte di dolore fatale. La città, sempre più solitaria nel suo tormento e nella sua fede, non scorge che questo: non può scorgere dello sforzo guerresco che la gioia divina della vittoria. Ma anche l’Italia, che ancora può contemplare il dramma feroce del mondo con gli occhi lucidi della spettatrice, non vede fatto nuovo che possa farle sospettare una catastrofe diversa da quella che deve essere, che a lei conviene affrettare per il bene suo e per pietà del mondo troppo straziato. Per nostra fortuna, gli eventi precipitano secondo la logica fatale del primo errore - che li ha mossi. L’Austria, frustata dall’ultimo orgoglio ungherese, segue il destino in cui il ger-manesimo oltracotante cerca la sua punizione. Niente pace separata. L’identità dell’Austria e della Germania è proclamata dagli Ungheresi con eloquenza che deve parer sublime ai caporali tedeschi: « Fedeltà per fedeltà, una parola d’ordine che rimbomba nella guerra mondiale con la forza di un martello di bronzo. » La fusione sempre più completa delle due forze esasperate dall’ira e dalla fame rinforza per un momento anche l’Austria. Prevenendo, a costo di sacrifici inumani, la primavera e il rinvigorimento degli alleati, mentre la Germania riesce a respingere una seconda volta i Russi dai suoi laghi — 167 —