LA VENEZIA GIULIA vite dalla vita della patria, a estraniarle di fatto anche da coloro che le hanno amate. Più amate che conosciute, hanno sofferto anche di questo: di sentirsi così sole, tra l’Austria che le tormentava e l’Italia che ignorava la verità dei loro tormenti. Le proteste di simpatia che venivano loro dal Regno perdevano forza nel cumulo di errori da cui sovente erano accompagnate. Erano come assicurazioni di amicizia fatteci da qualcuno che, dopo averci dichiarato tutto il suo affetto, confessa di non ricordarsi precisamente come ci chiamiamo. Colpa, senza dubbio, della pigrizia politica e geografica degli Italiani. Ma è anche vero che la situazione della Venezia Giulia si presta ad essere mal giudicata da chiunque non la guardi attento e da vicino. È un paese che il destino tiene in una situazione falsa. La zona di territorio in cui vive l’Italia irredenta dell’Adriatico ancora austriaco è di quelle zone di confine in cui è facile confondere le impressioni e anche i fatti. È un territorio su cui non solo 1* Italia si mescola con l’Austria, ma vi convergono tre popoli e tre civiltà diverse : la civiltà italiana, e per essa tutta la civiltà latina occidentale, la civiltà germanica, rappresentata ancora dallo stato austriaco, e la civiltà in formazione della Slavia meridionale. Convergono e si contendono il possesso : l’italianità per mantenersi non ha che la resistenza morale degli italiani, mentre l’Austria, per sopprimerla, ha avuto tutta la sua forza statale, congiunta - fino a ieri - alla pressione etnica dei suoi Slavi. Eppure l’italianità del paese non ha potuto esser messa in dubbio nemmeno da coloro che si sono proposti di annientarla. Se c’è stato nel Regno qualche ingenuo che poteva domandare sul serio se la lingua parlata a Trieste fosse il tedesco o se i dialetti istriani fossero dei dialetti serbi, in com- — 4 —