LA VENEZIA GIULIA Giulia i possessori della montagna prevalgono su quelli del mare. Tutta la storia successiva del paese sarà un alternarsi nelle direzioni del dominio, ora dal mare ora dal monte; come nel suo clima la bora si alterna con lo scirocco. Con la venuta dei Longobardi l’ultimo splendore di civiltà romana è soffocato. Ma le convulsioni di quel tempo in cui P Italia violata riassorbe lentamente i violatori non distaccano la Venezia Giulia dal destino comune a quasi tutta PAlta Italia. I Franchi la includono nel loro regno italiano, Carlomagno ne fa una marca e la dà in feudo a un suo vassallo che è duca nello stesso tempo del Friuli e dell’Istria. È il feudalismo con il suo sistema frammentario che comincia a disgregare politicamente la regione. Anche disgregata, conserva la coscienza della sua latinità comune. Nell’ 804 gli Istriani tengono al Risano - il fiumicello che sbocca nelle saline di Capodistria - un plàcito per protestare presso i missi dominici contro il duca Giovanni che importa gli Slavi e permette loro di usurpare le terre dei Latini. « Portò gli Slavi sulle nostre terre : essi arano i nostri campi, segano i nostri prati, pascolano sui nostri pascoli e dalle nostre terre traggono il tributo a Giovanni.... Per tre anni le decime che dovevamo alla Santa Chiesa le demmo ai pagani slavi, quando egli li condusse sopra le terre delle chiese e dei popoli per suo peccato e nostra perdizione ». Il Duca deve riconoscere il suo torto e promette che li rimanderà oltre i monti : « Nos eiciamus eos foras », li cacceremo fuori. Ma presto la minaccia più pericolosa alla italianità della provincia non è tanto slava quanto germanica. Da per tutto è germanico lo spirito del feudalesimo; è germanico quasi sempre anche il sangue dei feudatari; ma nel centro d’Italia il — 16 —