— 559 — fatta la pace fra la Chiesa e lo Stato. Io non veggo altro modo. Qui accenno gli argomenti, più che non li tratti, come vedete, Colleghi onorevoli, perchè al vostro acume non importa di più, e perchè Voi, discutendoli e formulandoli, darete loro queirampio svolgimento che io non potrei. Del resto la legge sulle corporazioni religiose e sul-l’Asse ecclesiastico quale esci dai lavori della Commissione Parlamentare che io ebbi l’onore di presiedere s’ informa a questi principi e li esplica e a quelli mi riferisco. Non so di quali modificazioni per renderla pratica potrebbe dimostrarla suscettibile una larga discussione; ma io credo che di là si debbano prender le mosse per facilitare il risolvimento della questione romana nel suo complesso e perchè senza pericolo e senza danno si possano accettare, occorrendo, negoziati con Roma. Il desiderio di stare in comunione d’idee con Voi, onorevoli Colleghi, in cose di sì grave momento, mi ha fatto scrivere questa lettera, di cui sarò pago se vi parranno accettevoli i concetti, affidandomi poi interamente alla vostra diligenza e al vostro sapere. Vostro obbed.mo Ricasoli. Finalmente alle quattro lettere riportate e che sorpassano il periodo oggetto del mio studio, ho creduto anche aggiunger questa che apre la strada in Parlamento al Puccioni, per mostrar vie più