— 66 — (pagg. 58, 70, voi. Ili) danno una idea esatta della opinione contraria che i moderati, in quel primo periodo, avevano circa la fusione col [Piemonte, ma quella del Corsini mostra l’evoluzione lenta e ragionata che il pericolo d’un regno dell’ Italia centrale affidato ad un napoleonide avea prodotto nella sua mente, e poi la trasformazione completa effettuatasi: vedasi anche nelle Memorie quanto ne scrive il Poggi, che fu uno de’ primissimi a convertirsi, e che spiega l’evoluzione, frutto di un ragionamento ben ponderato, e iperciò degno del maggior encomio. E veggasi anche la splendida lettera a Gino Capponi diretta dal Corsini il 10 giugno, da Milano, della quale voglio riportare questi periodi: La necessità di fare un nuovo regno più forte che si può mi fa inclinare al partito che la Toscana diventi una delle più belle sue provincie. Io non temo l’assorbimento, perchè ai miei occhi assorbimento non esiste, ma nuova e bella creazione figlia della maturità de’ tempi e della novella civiltà. Pur troppo rimarranno in Italia due cancri: lo Stato del Papa e quello di Napoli. Perchè peggiorare il male frazionando ciò che può stare unito? « — Io non mi rassegno colla facilità del Galeotti ad una dinastia napoleonica. Essa prima di tutto è troppo caduca ancora, e poi sarebbe una porta aperta nel cuore della federazione italiana alla influenza di una grande potenza straniera ».