— 31 — in una lettera al Salvagnoli avea delineato il Còrsi, sulla necessità che il programma della parte popolare avesse nel gabinetto da formarsi chi l’esplicasse. Giova riportar la lettera : A V. Salvagnoli. 8 Maggio 1859. Dubito solo che nel ministero vi sia qualche elemento affatto impopolare 1 e niuno di grande popolarità. Rammentiamoci che la rivoluzione l’ha fatta il popolo; noi siamo stati a vedere alla finestra. Rammentiamo che codesta parte può agitarsi e che il governo non può dominarla se non moralmente. Sicché a tutto questo si oppone la difficoltà dei nomi. Il Romanelli 2, se accettasse, sarebbe ottimo. In ogni modo scassando quello che può dispiacere, converrebbe lasciare un posto libero, per lasciare almeno la speranza che la parte popolare potesse esser rappresentata. T. Corsi. Alla completa e maravigliosa evoluzione del Nostro oòntribuiron due fatti: la percezione netta e 1 II Cambray Digny, che i rivoluzionari non vollero ministro delle finanze, pei ricordi della prigionìa del Guerrazzi. (Poggi, Memorie Storiche del Governo della Toscana, Pisa, 1867). 1 Leonardo Romanelli d’Arezzo (1803-1886) fu uno dei patrioti più insigni dell’epoca. Ministro di Grazia e Giustizia nel 1848-49 col Montanelli e col Guerrazzj alla restaurazione subì carcerazione e processo di perduellione, nel quale fu assolto. Rappresentò la sua città all’Assemblea e poi in Parlamento, e fu senatore.