— 124 — Fabio Uccelli1 da Parigi il 2 aprile gli scrive che l’imperatore ebbe il suo discorso da Pepoli e lo trovò meraviglioso d’argomenti e di sapere; ma che 1’ intervento della diplomazia e la guerra per qualche tempo procrastinata non ne rendevano opportuna la traduzione francese. Afferma anche che la guerra d’Italia è impopolare e che ebbe un alterco con Thiers, che chiamava pazza la politica imperiale e Cavour venturiero e demente. Allo storico egli fu obbligato a far conoscere che la France c’etait VEmpereur. Al Re Vittorio che lo aveva ringraziato il 18 marzo 1859 della pubblicazione, Salvagnoli risponde: L’augusta approvazione di S. M. Sarda al mio discorso e le onorevoli sue parole, sono il più grande guiderdone al poco da me fatto per la causa, la quale non può perire affidata com’ è alla M. V. e all’alto animo di Casa Savoia. Finalmente gli scrive Luisa d’Azeglio: Se tutte le batterie della nostra armata mireranno giusto nel segno come lo avete fatto voi, siamo salvi e per sempre. 1 Fabio Uccelli, di nobile famiglia fiorentina, fu combattente valorosissimo a Curtatone, letterato assai valente, e uno dei giovani che contrastarono in ogni modo agli austriaci la loro occupazione, battendosi in duello con ufficiali. Per questa ragione dovè