— 108 — rono, per cui tante generazioni soffersero, non cederemo che ad una violenza, la quale, più forte di noi, ci togliesse di porre ad effetto il nostro più ardente desiderio, impedendoci di lasciare ai nostri figli un retaggio di gloria e di potenza. Grandemente salutare per il successo fu la ferma e irremovibile determinazione che mosse i governanti toscani, all’unisono coi rivoluzionari, di opporsi virilmente a tutte le suggestioni che venivano d’ogni parte e anche dai mediocri dirigenti le sorti del Piemonte, e di respingere non soltanto qualunque restaurazione, ma la sostituzione d’un altro sovrano, fosse pur deH’amata Casa Sabauda, nel trono vacante. In quell’epoca la Toscana mostrò di non preoccuparsi affatto della diplomazia imperiale od europea : chiamati i suoi rappresentanti, eletti a forma dello statuto illegalmente abolito, a deliberare, votata la decadenza della casa di Lorena e l’annessione al Piemonte tirò avanti coraggiosamente per la sua via \ Le note diplomatiche pose da parte, e l’accettazione, sia pur condizionata, che Re Vittorio aveva fatto della sua dedizione, considerò come assoluta, dando alla divisione comandata da Garibaldi il numero progressivo di 1 Nota il Tabarrini, 8 agosto: « Ho dovuto scrivere il messaggio del Ricasoli all’Assemblea. Pura rettorica, se l’avessi dovuto leggere io non l’avrei scritto così. Ma io non sono altro che la penna o un calamaio in servizio di tutti ».