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strato di comprendere i bisogni e la volontà dei popoli.
   Il suo merito però non può andar disgiunto da quello e de’ patrioti e dei giornalisti che gli furon di guida, di conforto e d’aiuto, perchè senza la loro cooperazione fattiva non avrebbe potuto conseguire la finalità a tutti comune. Quindi si ripercuote la preminenza del Ricasoli in quella della Regione, sicché la lode dev’esser giustamente ripartita.
   A mostrare come l’alta sua mente fosse rimasta completamente avvinta dalla concezione rivoluzionaria, sì da informarne le direttive, sempre coerenti e precise, e non mai incerte, come si presentarono in quasi tutti i politici che ressero il Governo d’Italia dopo il Conte di Cavour — eccezione fatta pel Crispi — servono intieramente queste due lettere del 20 gennaio e del 5 ottobre 1864 indirizzate al Puccioni, Direttore de La Nazione, e le relative risposte, le quali provano una volta di più l’identità di pensiero, l’affetto che li legava e la deferenza, scevra da qualunque piaggeria, che questi nutriva per il Ricasoli, le cui considerazioni gli ravvivano la fede che mai ebbe a venirgli meno nello specchiarsi in quella maggiore, incrollabile e splendida dello scrittore e lo ringagliardiscono ed eccitano nella sua sfera d'azione. Perciò ne invoca il parere, che gli è dato intiero, e nell’ intimità,