— 72 — Nota il Tabarrini ne’ Ricordi: 7 giugno: Il Salvagnoli mi ha fatto vedere un indirizzo al Re di Piemonte, nel quale col pretesto di pregarlo a non esporsi nelle battaglie si chiama re nostro e si finisce per salutarlo Re d’Italia. Allo stile mi pare opera del Salvagnoli ed egli e il Ricasoli lo hanno firmato. Mi ha detto che domani proporrebbero ai colleghi di firmarlo tutti. 8 Giugno. - Gran tumulto in Palazzo Vecchio. Il Ridolfi visto l’indirizzo è andato in fuoco, intendendo egli stare al programma d’aspettativa stabilito in principio. É uscito in personalità contro il Ricasoli ed ha offerto le dimissioni. Dopo lunghi discorsi il Salvagnoli e il Ricasoli hanno ritirata la firma all’indirizzo che sarà presentato al pubblico senza carattere ufficiale. Ecco di nuovo questo fatale Ridolfi che scompagina tutto. Dopo essere andato a Torino a prendere istruzioni dal Cavour ora casca dalle nuvole a sentir parlare di fusione e si fa apostolo di toscanità! Gran povera testa, gran rivoluzionario imbecille è quest’uomo: la piccola chiesa del Capponi appoggia lui. Il Ricasoli è furente e dice che non vuol andare indietro e per la sua idea d’unificazione italiana si farebbe tagliare a pezzi. Il Salvagnoli lo infuoca, intanto la piazza freme e gli agitatori lavorano e si avranno nuove pazzìe. A mostrare lo spirito d’italianità che informava i patrioti toscani servono le tre lettere dal Puc-ciOni dirette al suo compagno in cospirazione, il dott. Antonio Ricci, reputato legale di Siena e