— 240 — Quando l’eserciti) reale fu entrato in azione nel territòrio pontificio e la flotta inviata all’assedio d’Ancona, la mèta di Ricasoli era raggiunta. * * * Ho sempre affermato, segnatamente per gl’ insegnamenti paterni, che il Ricasoli, assunto il potere, fece proprio il programma della Società Nazionale. Riprova documentata di ciò offrono le lettere seguenti che gli furono indirizzate da tutti i patrioti che erano a capo del movimento nelle Marche e nell’ Umbria, tra cui quelle importantissime del Dott. Ricci, del Gualterio, di Luigi Silvestrelli, del Sineo. Esse dànno idea della stima che il Barone aveva ispirato in quanti capeggiavano il movimento insurrezionale e vedevano in Lui non il funzionario del Governo di Torino, ma il principale cooperatore della politica rivoluzionaria, colui che era pronto ad affrontare i rimproveri del Cavour e a parteggiare con loro, ai quali non faceva mancare consigli di prudenza, quando n’era il caso, ma che non tratteneva per paura delle conseguenze, se convinto della necessità dell’azione. È quindi logico che con un tal uomo corressero rapporti d’intiera fiducia e che perciò Egli potesse menar vanto di tenerli tutti in sue mani, identica essendo la finalità che volevano raggiungere.