— 495 — Spinto da queste idee, o piuttosto da questi sentimenti, ho cercato ieri i capi più influenti del partito democratico, e i più onesti, e ho avuto con essi un lungo colloquio. Egli è positivo che il principio del movimento, anzi il segnale del medesimo dovrebb’essere la insurrezione romana; che contro i Francesi non vogliono reagire, anche quando tirassero sui nostri. Essi pure si raccomandano perchè non li lasciam soli nel-l’impresa; vogliono che vi concorriamo, procacciando intanto danari. Intorno al modo di procacciarli prenderemo nuovi concerti, e tasteremo il terreno della Prefettura. Ma intanto essi, alla pari di noi, vorrebbero da Lei consigli, avvertimenti, regole. Da essi, come dai comuni amici ebbi incarico di scriverle in proposito. La prego dunque a voler esser così cortese da fornirmi alcune norme, e da espormi ciò che Ella pensa sulla situazione. Se Ella crede di dovermi scriver qualche cosa particolarmente, lo faccia in foglio separato, onde io abbia modo di far veder a quella gente, che non perde la sua abitudine di diffidenza, la Sua replica. Intanto amo saper se Ella approva il passo di conciliazione che ho fatto, e se Ella crede che 1’ indirizzo che ha preso il Giornale su tal questione sia giusto, e se stima conveniente proseguire in quella via. Martinati ieri sera mi diceva : « Scrivendo a Ricasoli ditegli che se Egli fosse al Governo Roma in otto giorni sarebbe nostra, e che ci aiuti de’ suoi consigli, perchè nella sua ferma volontà dell’ Italia una, noi democratici crediamo pienamente. Con questa gente gretta e meschina l’Italia non arriverà mai al compimento dei suoi destini ».