— 429 — Lo stesso giorno offriva ufficialmente le dimissioni del Gabinetto. Replica il Re il 1° marzo che da vari mesi Lui e una parte rispettabile dei rappresentanti la nazione deplorano nel vedere il ministero non costituito e completato come la Nazione desidererebbe, l’andamento della cosa pubblica negletto, non essendosi fatto tutto quello che doveva farsi, nè calcata dal ministero quella via politica da Lui costantemente calcata sino dal ’49, ed energicamente sostenuta dall’esimio Conte di Cavour, la quale, coraggiosamente e temerariamente condotta nei più difficili pericoli, ci condusse allo stato attuale. Che come Re costituzionale desiderava esser convinto che il Ministero godeva la fiducia della vera maggioranza della Camera, non bastandogli che abbia avuto un voto favorevole appoggiandosi all’estrema sinistra. Che sarebbe di parere il Ministero dovesse alla prima seduta suscitare tal voto : allora Egli e il Ministero ci vedrebbero più chiaramente (pag. 419). Alla lettera reale il Ricasoli replica il giorno stesso, dicendo che se il Ministero non è riuscito ad ottenere da alcuni rappresentanti della Nazione quella fiducia che i voti del Parlamento esprimevano e a non soddisfare la Maestà sua, n’ è dolente e scorge in ciò un motivo di più per rassegnar le dimissioni (pag. 420). E aggiunge: Io poi particolarmente debbo dolermi del concetto che sembra aver preso luogo nell’animo della V. M., 2B. ■ M. Pucciom, L’Unità d’Italia, ecc.