— 244 — Più pratico, perchè più fiducioso, il Nostro, il quale non diffida, ma fa assegnamento nella forza popolare, e agl’ insorti e agl’ insorgenti porge aiuto di danaro e di armi, consentendo a formarne le schiere, irridendosi delle diplomazie ed anche con-travvenndo agli ordini che gli pervengono dal supremo dirigente la politica italiana. La diversa tendenza ha quindi prodotto diverso atteggiamento politico, e il vanto d’avere inaugurato un sistema veramente democratico, nel più alto senso della parola, dev’esser riconosciuto al discendente da un’antichissima razza feudale. Su ciò appunto richiamo l’attenzione del lettore benevolo. Occorreva nell’ Umbria e nelle Marche organizzar comitati, promuovere lo spirito pubblico per apparecchiarlo ai prossimi eventi: e questo fu officio della Società Nazionale, ma occorreva anco che il movimento fosse ben coordinato all’opera del Governo della Toscana, ove, come le lettere al Ricci proveranno, già incominciava a penetrare, segnatamente per mezzo dell’arma dei Carabinieri Reali, la direttiva del Governo di Torino. Molto probabilmente dalle informazioni della S. N. provengono i due rapporti che il 19 luglio ’60 il Ricasoli trasmette al Ricci, che ebbe l’accortezza di copiarli. Anch’essi storicamente importantissimi e per la designazione dei patrioti sicuri (diversi, come indico, furon poi deputati e senatori) e per la specificazione delle forze nemiche. Se bene