— 215 — Livorno, domenica sera 22 luglio 1860. Caro Barone, Tante grazie per la sua lettera rimessami dal Guerri, del quale rimasi molto contento, avendolo trovato franco e animato da sentimenti, quali sarebbe a desiderarsi fossero di tutti gl’ italiani. Siamo rimasti d’accordo sulla sua missione, cioè di procurare d’indurre i militari influenti di sua conoscenza di mettersi alla testa dell’armata, facendola pronunciare per l’unità italiana, come pure lavorare nell’aristocrazia, perchè il popolo secondi questo pronunciamento, affine di evitare di versar sangue italiano, il quale deve serbarsi per combattere i nemici esteri della Patria. Il Guerri ha rinnovato conoscenza con il Ribotti, che si trova qui sotto falso nome, il Governo napoletano avendogli rifiutato il visto; egli sarebbe partito ieri, ma la presenza d’Ulloa, al quale dicesi sia stato proposto il portafoglio della Guerra, fece mutar pensiero, e non partirà che col vapore di domani. Al Guerri non ho parlato se avesse bisogno di danaro, gli ho detto solo si concertasse con lei, il quale vedrà cosa si debba fare in questo genere. Oggi ho ricevuto una lunghissima lettera di Cavour, il quale mi dà diversi schiarimenti sulla politica e prudenza per non urtare le potenze estere che ci sono contrarie. Un’altra assai importante di Farini, che fa una lunga spiegazione sulle mene del partito mazziniano, il quale si agita molto, al mio ritorno glie ne darò lettura. Sono molto soddisfatto del mio soggiorno in Livorno,