— 486 — possano aver tutti conseguenze funestissime; il pericolo cui intendo riferire egli è che l’Italia si trovi trascinata nella politica del governo imperiale di Francia, e ciò per conseguenza di quella mano con cui tiene ancora accapigliata la Patria nostra comune. Già pel fatto di questa pressione l’Italia (che non dovrebbe aver popoli a lei nemici, ed ha in realtà amici e simpatie molte) incontra dei popoli tra i quali scorrono non pochi sentimenti ostili a lei; e le amicizie e simpatie che gode sarebbero ben più forti senza quella pressione. 10 vorrei che chi dirige un Giornale, che ha e può ognora più avere azione sulla pubblica opinione, esaminasse qual dovrebbe esser la politica del Governo d’Italia, nell’eventualità probabili che volgono ad aprire le vie a complicanze per i governi europei. L’Italia rispetto a sè ha due recuperi a fare, Roma e Venezia. 11 primo recupero, vitalissimo per lei, urgentissimo per la sua vita interiore, per ora occorre procacciarlo con tutte le forze e l’espansione della pubblica coscienza, agitata, irritata dalle irragionevoli e ostinate resistenze che incontra là dove meno si dovrebbe aspettar resistenza; perchè chi resiste, e vi comprendo Papa e Napoleone insieme, va divenendo la prima vittima della resistenza; il secondo lo sarà più del primo, che infine della resistenza del primo è ragion vera. Rispetto poi a Venezia l’argomento è semplicissimo: imperocché quando sarà che l’Italia possa farne l’acquisto (e ciò sarà in ordine alle sue forze materiali tra un anno, perchè in allora avrà 400 mila soldati regolari in arme) e farne l’acquisto da sola, salvo l’aiuto di altri popoli che hanno con lei comune il nemico