— 149 — zini, ed ha parlato anche col Re: dice che è un gran galantuomo, ma non è bene informato, che gli ha consigliata moderazione e di non passare la Cattolica. Fa-brizi dice che l’armata toscana obbedirà anche senza Garibaldi, Minghetti invece che Bixio e Medici la trascineranno. E più tardi (febbraio 1860): Ricasoli mi dice: Sì, ho fede viva, vorrei trasfonderla nel Re, nel Cavour. Mi parla poi della situazione dell’Umbria: 'è persuaso che un movimento ora in quei paesi sarebbe intempestivo e precipitoso. Ha scritto in questo senso al Prefetto d’Arezzo, ed oggi ha mandato a chiamare i capi del Comitato Romano per avvertirli ed esortarli alla tranquillità. Poi mi congeda con molto affetto abbracciandomi. Fa un grande effetto vedere quell’uomo, in apparenza sì rigido, in realtà così fermo, esser frattanto tanto tenero cogli amici. Io son commosso di tanta affabilità ed amorevolezza. A provare che il servizio d’ informazioni era ottimo e il pericolo d’aggressione per parte delle truppe pontificie continuo servono le lettere seguenti : Filippo Gualterio al Barone Ricasoli.