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rico, non valutò ancora nella sua integrità. E poiché io sono stato de’ pochi a dire, senza pur aver cognizione dei documenti che servirono alla Doria, quello che essa ha affermato, mi sia consentita anche, prima ancora di ricordarne i diversi periodi secondo l’ordine cronologico, qualche osservazione, che, se pur potrà esser critica, nulla toglierà al merito della scrittrice.
   Il	Salvagnoli, come già ho detto, fu lui che rafforzò nel Ricasoli l’idea unitaria : questi era ancor permeato della mentalità legalitaria. Antidinastico dopo il 1849 non fu mai, tutt’al più fu adinastico, cioè lasciò che altri rovesciasse il trono dei Lorena. Viceversa il Salvagnoli, uomo di pensiero, non fu mai uomo d’azione : lo stesso Puccioni, che giustamente l’amò come secondo suo (padre, nella magnifica commemorazione che ne scrisse1 ebbe a rilevare ch’egli si lasciò sempre impressionare dai gridi della piazza, e il campo abbandonò nel 1848 per più sicuro asilo. Ora, anche per la malattia che ne rendeva incerto il carattere e dubitoso delle conseguenze, il Salvagnoli sarebbe stato un pessimo uomo di azione. Trovò invece nel Ricasoli quella energia che era necessaria e, ripeto, i due si completarono.
   Ma al concetto che mi sono formato sulla precisa tendenza unitaria del Salvagnoli, che le cose
   1	Galleria dei Contemporanei Italiani. Torino, 1861.