— 349 — stesso Garibaldi come non a sè personalmente avverso. Del resto se il dissidio fu aspro e culminò nella filippica di Garibaldi contro Cavour, esso non uscì mai dai limiti di quella correttezza parlamentare propria del tempo aureo del regime rappresentativo: quali urti, in seguito, furono misurati come quello? Tra i due antagonisti permaneva dopo tutto la reciproca stima, ed il loro animo era alieno dall’odio \ Garibaldi volle col Ricasoli conferire il 17 aprile (ved. riproduz. della lettera) per comunicargli qualcosa d’ importanza per la causa nazionale, del pari Cavour volle vederlo : si trattava di trovare una formula per la sistemazione dell’esercito garibaldino che non dispiacesse troppo al suo condottiero e che fu trovata. Narra il Ricasoli in una nota al Bianchi i particolari della riconciliazione tra Cavour e Garibaldi, avvenuta per intromissione 1 Cavour non concepiva grandi amori, ed ancor meno grandi «dii: ma posso dirlo qui francamente, conscio di dire la verità, che sarebbe stato felice dell’amicizia di Garibaldi e che questo avrebbe trovato in Cavour tutt’altro uomo che non s’ immaginava. Ma pur troppo Garibaldi (e non glie ne faccio carico perchè subì 1’ influenza altrui) vide sempre in Cavour l’uomo che avea venduto la di lui patria. Se avesse saputo quanto gli era costato stringere i patti di Plombières col compromesso di Nizza e come prima « dopo Villafranca aveva cercato tutti i mezzi per conservare quella provincia, non avrebbe persistito nelle sue recriminazioni. (Castelli M., op. cit., pp. 103-104). 23. - M. Puccioni, L’Unità d’Italia, ecc.